Resoconto
Ma veniamo al viaggio: partiamo da Milano con volo degli Emirates verso le 22:30 (con un’ora di ritardo),dopo uno scalo a Dubai e un’attesa di tre ore circa, ripartiamo alla volta di Ho Chi Minh, sei ore precisamente alla 18,40 atterriamo in terra Vietnamita. La mia prima impressione è stata quella di un paese in rapida trasformazione e si deduce innanzitutto dalla miriade di motorini che sfrecciano per le strade che ormai hanno sostituito le biciclette. I motorini sono ormai una sorta di status symbol per la gioventù vietnamita che vede i vecchi veicoli a pedali non sufficientemente “in”. Traffico caotico e speculazione edilizia incontrollata credo che siano i mali peggiori del Vietnam, soprattutto nei centri principali. Comunque il nostro Taxis prenotato dall’Italia ci aspetta e velocemente ci porta all’hotel Golden View Hotel prenotato via email.
20/01/2014
Di mattina presto siamo di nuovo in aeroporto dove un volo della Eurostar ci porta ad Hanoi la capitale da dove ha inizio il nostro viaggio in Vietnam. Anche qui fuori c’è il nostro taxi ad aspettarci che ci porterà prima presso un nostro contatto che parla Italiano per organizzare per il giorno successivo l’escursione nella Baia di Halong e poi lo stesso taxi ci porta all’hotel Apple Hotel in pieno centro storico e anche questo prenotato via email.
La capitale conserva senz’altro la sua atmosfera coloniale francese attorno al lago Hoan Kiem, bello il tempio della Letteratura, antica università confuciana per gli aspiranti al ruolo di funzionari imperiali (mandarini) e restaurata dopo i danni subiti dai francesi in ritirata. I dintorni della capitale sono altrettanto interessanti e facili da visitare grazie alle numerosissime agenzie che sono in grado di organizzare le escursioni a seconda delle personali esigenze. Noi come scritto prima avevamo già organizzati per la Baia di Halong
21/01/2014
L’incantevole Baia di Halong
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Baia di Halong |
Verso le otto un pulmino viene a prelevarci in Hotel che ci condurrà ad Halong. Per arrivare ad Halong City, porta d’accesso alla baia, da Hanoi ci vogliono circa 3 ore di viaggio. Una volta arrivati siamo smistati in base ai giorni di visita. Noi aveva scelto la formula di due giorni con soggiorno a bordo della Giunca (tipica imbarcazione). Con noi ci sono sei Francesi, una coppia Tedesca, una Australiana e una ragazza che viaggia da solo anche lei dell’Australia. E’ difficile rendere a parole quello che è la Baia di Halong! Maestosa, affascinante, mitologica, suggestiva, solenne, misteriosa… lo spettacolo delle oltre 2000 isole calcaree che la compongono emergendo dalle acque color smeraldo del Golfo del Tonchino è qualcosa che toglie il fiato per alcuni minuti appena ce lo si trova davanti e, anche quando si ricomincia a respirare normalmente, è difficile ritrovare subito la parola. La luce si riflette sull’acqua cambiando colore ora color smeraldo ora verde, ci guardiamo intorno e non crediamo ai nostri occhi: è un posto meraviglioso, sembra di tornare indietro di mille anni. È la bandiera vietnamita che, sventolando alto sopra di noi, ci ricorda dove siamo perché la nostra immaginazione va al di là di un posto terreno. Tutto sembra fermo, è solo la barca che continua ad andare avanti. La mattina svegliarsi con le sagome delle isole che si riflettono nell’acqua e il luccichio delle luci dei villaggi rende davvero magico questo posto indimenticabile Ovviamente, anche per questo luogo, che è inserito nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco, esiste una leggenda che ne narra la creazione. Tradizione vuole che gli isolotti che rendono così suggestiva la baia siano stati originati dallo sbattere della coda di un drago che scendeva dalle montagne verso il mare. Il nome stesso ‘Ha Long’, infatti, significa ‘discesa del drago’.
24/01/2014
Alle 12,00 come stabilito con il personale dell’hotel il nostro taxi ci conduce all’aeroporto di Hanoi. Il volo per Nha trang con la compagnia jet star è alle ore 15,00 che puntualmente decolla e dopo circa un’ora e mezza atterriamo all’aeroporto di Cam Ranh che serve anche Nha trang e dista circa 30 Km. Anche qui ad attenderci c’è il nostro Taxi prenotato via internet che ci conduce all’hotel Tristar . La città ci attende con un’ incredibile luccichio di luci colorate, viali, palazzi, giardini tutti illuminati. Rimaniamo stupiti e ci chiediamo se siamo in una città Vietnamita oppure a Los Angeles.
Nha Trang è una città balneare che affascina, ha qualcosa di speciale che spesso cattura l’anima dei visitatori e spesso molti ritornano. Il segreto stà nella sua splendida spiaggia pubblica la più bella del paese a cui si aggiunge il fascino delle isole appena al largo della costa. Anche la posizione della città è davvero invidiabile, con alte montagne alle spalle, un’ampia spiaggia di sabbia bianca che si estende per chilometri. Nha Trang è una città di contrasti, il centro caotico e lussuoso, con bar ristoranti di ogni genere e subito fuori ancora resiste quel fascino tipico di una città Vietnamita che poi è quello che più piace a noi. Nha Trang, è il capoluogo della provincia di Phu Khanh, il cui territorio si estende oggi fino agli Altopiani Centrali. È stata fondata per volontà di un re Nguyen e conta circa 300.000 abitanti. Secondo le leggende popolari, Nha Trang è la rielaborazione della parola “Yakram”, che vuol dire fiore di bambù.
Comunque in questa città rimaniamo un giorno in più di quello stabilito anche perché la festa del tet è alle porte e muoversi per fare escursioni diventa più difficile
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25/01/2014.
Giorno dedicato alla scoperta della città e oziare sul lungomare all’ombra di palme a curiosare e ammirare il via vai della gente. E’ bello oziare! con il mare di fronte, le isole sullo sfondo e ammirare il via vai della gente. La sera su segnalazione via facebook dell’amico Ambrogio Cerea , andiamo a cenare presso la pizzeria “Bella Napoli” gestita da “ Margherita che vive a Nha Trang da un ventennio. Naturalmente gustiamo un’ottima pizza.
26/01/2014
La nostra giornata ci porta alla scoperta delle torri Cham di Po Nagar Torri costruite tra il VII e il XII secolo in un luogo utilizzato a fini religiosi già nel II sec d.C. Ancora oggi fedeli Cham Cinesi e Vietnamiti se recano in questo luogo per pregare e fare offerte in osservanza alle rispettive tradizioni. Le torri conosciute anche come Thap Ba Po Nagar, le quattro torri Cham di Po Nagar sono una parte delle otto che furono costruite originariamente tra l’ ottavo e il tredicesimo secolo, ognuna dedicata ad una diversa divinità. La più grande delle rimanenti torri fu costruita in onore della Dea Madre Po Nagar, da qui il nome del luogo. Le altre torri sono dedicate a Cri Cambhu, Sandhaka e Ganesh rispettivamente. Oltre a essere tesori architettonici, le torri hanno un grande significato storico.
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- Mui Ne - Le caratteristiche imbarcazioni |
27/01/2014
MUI NE-
i buon mattino il pulmino dell’hotel ci conduce alla fermata del bus che ci porterà in circa 6 ore a Mui Ne. In perfetto orario il bus si ferma davanti a noi, Sorpresa! Appena cerchiamo di salire il conducente ci consegna una busta e ci invita a toglierci le scarpe, sì! Nel bus si cammina a piedi nudi. Non ci sono i classici sedili ma tre letti per fila e altrettanto al piano di sopra. Ancora sorpresa, questi bus sono datati di WiFi e anche abbastanza veloce. Devo precisare che in Vietnam WiFi è ovunque. Noi in Italia ancora siamo lontani anni luce. I nostri posti sono al piano superiore uno accanto all’altro ci sistemiamo e via in direzione Mui Ne. Dopo circa sei ore ecco apparire il mare e lunghe spiagge d’orate. Il paesaggio è cambiato è quasi desertico. Chiediamo al conducente del bus di lasciarci vicino all’hotel Nhat Quang Guest-House ( prenotato via internet) e solo qualche minuto dopo il bus si ferma e l’autista ci indica il nostro hotel. La ragazza della reception e li ad aspettarci e già ancora lontani ci saluta con un gran sorriso. Ci consegna la chiava del nostro Bungalow e ci saluta dandoci il benvenuto sempre con gran sorriso. Questo posto ci piace subito, sistemate i bagagli corriamo a vedere il mare e la sua lunghissima spiaggia di sabbia bianca ornata di palme. Il nostro programma prevedeva una permanenza di 2 giorni ma causa la festa del Tet (capodanno Vietnamita e Cinese) decidiamo di rimanere altri due giorni. Piccolo problema il nostro bungalow è già stato prenotato e di liberi non ce ne sono. La ragazza s’impegna a trovarci per una notte una sistemazione in un hotel li vicino per poi ritornare di nuovo al nostro Bungalw. Durante i giorni di permanenza ci organizziamo per scoprire i dintorni di Mui Ne, come le dune di sabbia rosa e bianca e la Sorgente delle Fate questa praticamente è un torrentello dove si può camminare a piedi nudi. Questo scorre attraverso un tratto di dune creando interessanti formazioni sabbiosi e rocciose. Eravamo da qualche giorno, a Mui Ne perche questo posto ci piaceva davvero. Il nostro bungalow con il suo terrazzino, immerso in un bellissimo giardino tropicale con tantissime piante e il mare di fronte, ci dava serenità! Ma il viaggio deve continuare e i giorni non sono molti per godere e conoscere più affondo questo posto per certi versi meraviglioso. Ormai la massa di turisti incomincia a scoprirlo e a riversarsi su questa parte di Vietnam. Sicuramente fra un anno non sarà più lo stesso! Forse noi abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo ancora come un piccolo villaggio di pescatori e forse anche le strane barche a forma di guscio di noci spariranno o rimarranno fermi sulla spiaggia a farsi fotografare da migliaia di turisti (I Russi son già in tanti) e niente più sarà come prima.
01/02/2014
Partiamo di buon mattina in bus in direzione Ho Chi Minh. Questa volta il bus non è attrezzato per dormire ma è un semplice pulman. Arriviamo a Ho Chi Minh verso le 14,00 per un ritardo dovuto alla rottura dell’aria condizionata. Il nostro Hotel è proprio davanti alla fermata del bus, siamo subito accolti da due addetti alla reception che con gentilezza ci accompagnano alla camera da noi prenotato due giorni prima. Sistemati i bagagli fatti una docce, via subito fuori a scoprire i dintorni e a organizzarci per il delta del Mekong. Le agenzie che propongono il Delta sono uno dietro l’altra manca solo l’imbarazzo della scelta. Decidiamo per andare a Bèn Tre una delle tante cittadine sul Mekong.
HO CHI MINH - La città più grande del Vietnam è Ho Chi Minh City, la vecchia Saigon, nel sud del Paese, dove ufficialmente risiedono quattro milioni di abitanti, I nuovi edifici, i lussuosi alberghi e gli sfavillanti negozi sono il simbolo della prosperità della città, mentre il caos provocato dalla frenesia del traffico e l'inquinamento sono la prova tangibile della tenace volontà dei vietnamiti di migliorare la propria sorte. Saigon è per certi versi soffocante, vi regna la confusione ed è quasi impossibile raggiungere a piedi qualsiasi meta turistica. La casa più incredibile a Saigon cosi come anche ad Hanoi stà nell’attraversare la strada, questo è davvero una grande avventura. Ma dopo un po avevo capito come fare per non rischiare di finire investito. Allora: avvicinarsi al bordo della strada da attraversare, aspettare il momento buono e camminare a passo spedito e sicuro e guardare avanti senza preoccuparsi di evitare le motorette, di fermarsi ec ma andare avanti deciso. sono le moto che ti evitano e no tu! Vi assicuro che diventa anche quasi divertente se siete fortunati di non trascinarvi per mano qualcuna che ha il terrore nel vedere quella marea di moto che suonano in continuazione.
Un'interessante esperienza per chi visita Saigon è girare per il mercato coperto di Ben Tran. Entrandoci si è subito immersi nella soffocante atmosfera delle innumerevoli bancarelle dove si vende di tutto: scarpe, vestiti, cappellini conici, borse, utensili per la casa. Al centro della struttura è situata la zona gastronomica dove, tra verdure e frutti tropicali, si trovano anche banchetti che preparano sul momento leccornie locali di ogni tipo. È un grande caos e bisogna stare attenti a non perdersi tra gli sfavillanti colori delle stoffe accumulate in torri che arrivano fino al soffitto. E’ davvero interessante andarci per vivere l'atmosfera frenetica del contrattare vietnamita e, magari, acquistare qualche regalino da portare in Italia. Noi l’abbiamo fatto.
Bèn Tre – Delta del Mekong
Il Delta del Mekong è una zona situata a sud del Vietnam. Il delta si è formato con i detriti depositati dal fiume Mekong nel corso dei secoli. Si tratta di uno dei fiumi più grandi del mondo, è talmente grande che registra due maree al giorno. In Vietnam è conosciuto come Song Cuu Long o Nine Dragons, perché la sua foce che scorre nel mare della Cina meridionale è divisa in 9 estuari. Questa zona, conosciuta come "paniere di riso" del paese, sta producendo abbastanza riso per sfamare tutta la nazione e per esportarne. Anche se è una zona prevalentemente rurale è una delle regioni del Vietnam con la più alta densità di popolazione e quasi la totalità della sua superficie è coltivata. Le popolazioni del Vietnam meridionale sono stanziate sulle rive del Mekong, la gente si muove da un sito all'altro in barche sul fiume attraverso la sua rete di canali, i mercanti scambiano le loro merci da una nave all'altra, intere famiglie vivono in chiatte, l'acqua di tutta la casa viene dal fiume e torna al fiume ... Il Mekong è uno stile di vita per i suoi abitanti. Uno dei volti più profondi e rurali del Vietnam.
02/02/2014
Sul Delta, dove si venerano Buddha, Victor Hugo e Shakespeare.
Il Mekong, dopo gli scempi della guerra, oggi è una zona turistica di una repubblica socialista che ha riscoperto il business e la religione. Anzi, le religioni: come quella del cocco, che mescola cristianesimo e buddismo. O come il Cao Dai che, tra gli dei, colloca alcuni personaggi della storia.
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- Ben Tre - |
“Il Delta è un rompicapo religioso. È come se il fiume dei Nove Draghi riversasse qui i mille culti che incontra sul suo cammino. Ogni invasore ha provato a imporre la sua confessione, ma i vietnamiti hanno mischiato divinità e santi, sacro e profano. Il risultato? Il caodaismo, che venera Gesù e Buddha, Confucio e Maometto, ma anche Giovanna d’Arco e Victor Hugo. E poi la religione del cocco e il suo pazzo fondatore: il Coconut Monk.” Qui sul delta gli abitanti sembrano hanno elaborato una sorta di culto fai-da-te: “Non c’è guerra di religione sul delta solo un po’ di confusione”.
Il Mekong è il fiume più lungo dell’Indocina: un tortuoso serpente , che striscia per 4.900 chilometri. I vietnamiti lo chiamano Song Cuu Long (Fiume dei Nove Draghi). Il suo delta è una vasta pianura lussureggiante, densamente popolata (venti milioni di vietnamiti) e coltivata in modo intensivo: canna da zucchero, cocco, riso.
«Il Mekong è nostro padre» raccontano quelli del Delta, «alleva i nostri figli, li lava, gli dà da mangiare e da bere. Ma a volte si arrabbia e allora bisogna averne paura».
Come non ricordare il tifone Durian, che nel 2006 ha colpito la provincia di Ben Tre, con un centinaio di morti, duecentomila sfollati, ottocento pescherecci affondati:
Quando non è la natura a colpire, ci pensano gli uomini. O più precisamente gli americani. In dieci anni di bombardamenti, dal 1965 al ‘75, gli Stati Uniti hanno lanciato sul delta 72 milioni di litri di Agent Orange: un veleno defoliante che doveva colpire i vietcong, ma ha invece devastato i campi e la popolazione civile.
La Repubblica socialista del Vietnam ha vissuto, infatti, negli ultimi anni un boom economico e subito ha cominciato a preoccuparsi anche di uno sviluppo eco-compatibile. Se quindici anni fa il reddito medio pro capite era di 220 dollari l'anno, l'inflazione al 40 per cento e c'era un telefono ogni 531 abitanti, oggi il reddito è salito a tremila dollari, l'inflazione è scesa sotto il 4 per cento, l'economia cresce a un ritmo del 7 per cento l’anno e nelle grandi città anche i conducenti di risciò hanno il cellulare.
Uno sviluppo dei consumi, quello in corso in Vietnam, che il Mekong deve sostenere con le sue coltivazioni sempre più intensive. Solo visitando i mille villaggi del delta si scopre l'eclettica religione dei suoi abitanti: templi buddisti, pagode, moschee, chiese. Qui non c’è scontro di religione. Ogni confessione si contamina con le altre: buddismo, confucianesimo, taoismo, cristianesimo, culto degli antenati, induismo, islam. Basta visitare la cittadina di Chau Doc per farsene un'idea. Qui, si incontra la comunità musulmana cham: nella piccola moschea di Mubarak, i bimbi studiano il Corano e l'arabo.
Ma i musulmani cham seguono una libera interpretazione della legge islamica e i loro rituali coesistono con l'animismo e il culto indù. E cosi, quando compiono 15 anni, i ragazzi sono sottoposti a una circoncisione ma solo simbolica: il celebrante prende un coltello di legno e si limita a simulare il gesto del taglio.
Ma il vero emblema della fusione tra religioni è senz'altro il caodaismo, con i suoi sette milioni di fedeli. Fondata nel 1926 nel Sud del Vietnam, questa setta ha una struttura gerarchica simile a quella della Chiesa cattolica: pontefice, cardinali, vescovi e preti. Con una differenza, però: qui anche alle donne è consentito raggiungere la carica di cardinale. Il caodaismo è una religione sincretica, commistione di culti orientali e occidentali. Crede in un unico dio (rappresentato come un occhio divino), che avrebbe fondato tutte le religioni più diffuse nel mondo. Venera santi, o spiriti guida, i più diversi: Krishna, Mosé, Confucio, Gesù, Buddha, Maometto, per arrivare fino a Giovanna d'Arco, Victor Hugo e William Shakespeare. I caodaisti aspirano, infatti, a creare la religione perfetta e per questo non si preoccupano di mischiare sacro e profano. Dicono «Non vogliamo creare un mondo grigio, dove tutte le religioni sono esattamente uguali, ma solo un mondo più tollerante, perché siamo convinti che le religioni hanno la stessa origine divina, sia Dio, Allah o il Tao, e sono solo diverse manifestazioni di un'unica verità».
Altra religione è quella del cocco o Tình Do Cu Si conosciuto anche come “Monaco del cocco” Una combinazione tra buddismo e cattolicesimo.
L'origine del nome Coconut Monk?» è che Nguyen Thanh Nam (nome del monaco) mangiò per tre anni solo noci di cocco e bevve solo il succo del frutto». O almeno così racconta la leggenda. Di certo si sa che Nguyen Thanh Nam è nato nel 1909 sul delta, a Ben Tre.
Figlio della piccola borghesia locale, ha studiato chimica e fisica in Francia: a Lione, Caen e Rouen, dal 1928 al 1935. Poi, tornato a casa, si è sposato e ha avuto una figlia. Nel '45 però ha deciso di lasciare lavoro e famiglia, per ritirarsi a vita monastica. Per tre lunghi anni sarebbe rimasto a meditare giorno e notte su un lastrone di pietra.
Poi ha deciso di fondare una nuova religione, la Tinh Do Cu Si.
A metà degli anni Settanta, i suoi seguaci erano oltre 3.500 e mille i suoi monaci. Predicava per un riunificazione pacifica dei due Vietnam. Per questo, nel 1969, era partito per Hanoi in bicicletta, ma dopo 300 chilometri di faticose pedalate era stato costretto a tornare indietro da una tribù di montagnards (cosi i francesi chiamavano le minoranze, che vivevano sulle montagne nel Nord). Tornato nella sua pagoda galleggiante sul fiume, aveva fatto costruire due alte torri: una rappresentava Saigon, l'altra Hanoi. E cosi ogni giorno poteva percorrere simbolicamente a piedi il suo viaggio tra le due capitali, pregando Per l’unificazione del paese Incarcerato per le sue eversive teorie pacifiste il «monaco del cocco» morì nel 1990. La sua religione è oggi scomparsa dall'isola, ma gli abitanti del Mekong lo ricordano ancora con rispetto. «Non era né un'impostore né un santo» si racconta «ma solo un vecchio saggio, stanco delle guerre che amava la PACE-
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Un Tunnel usato dai Vie Cong |
03/02/2014
CU CHI
Voglio raccontarvi dell’esperienza vissuta durante la visita ai Tunnel di CU CHI. Prima di scrivere queste righe mi sono fermato a riflettere per meglio rielaborare ciò che ho visto e ciò che ho provato.
Erano anni che desideravo fare questa visita ai Tunnel, influenzato dai tanti film girati sulla guerra del Vietnam, per capire la strategia adottata dai Vietcong per sconfiggere prima i Francesi nella guerra di liberazione (1945 – 1954) e poi Americani tra il 1960 e il 1975. Questi tunnel sono costituiti da una fitta rete di gallerie sotterrane costruite su due- tre livelli di profondità, ampliati in occasione della guerra del 60-75, che consentivano ai guerriglieri di muoversi senza essere visti, di portare rifornimenti, informazioni e soprattutto di sopravvivere alla schiacciante superiorità del nemico dotato di sofisticati e moderni armamenti e che bombardavano per via aerea. Dentro questi tunnel si trovava di tutto: ospedali, depositi di armi, dormitori, cucine e tante altre cose necessarie alla sopravvivenza e al combattimento. Essi
Appena giunti da Mui Ne ad Ho Chi Minh ci organizziamo per la visita ai tunnel. L’intenzione era quella di riuscire a visitarli liberamente senza ricorrere a nessuna agenzia per evitare i ritmi imposti dalle guide per riuscire a far muovere il gruppo in armonia e per avere il giusto silenzio, necessario per riflettere, immedesimarsi e ricreare nella mente situazioni passate. Tuttavia, un po’ per pigrizia, un po’ per mancanza di tempo, ci rivolgiamo ad una delle tantissime agenzie che propongono questo tour.
Di buon mattino viene a prenderci davanti all’agenzia un ragazzo che sarà la nostra guida per tutta la giornata. In compagnia di altre 20 o 25 persone di varie provenienze partiamo in bus alla volta di CU CHI. Arrivati sul posto la guida fa i biglietti per tutti e attraverso un tunnel (non dei Vietcong J ) arriviamo in una sala dove ci viene proiettato un documentario del 1967 che illustra la vita dei soldati rivoluzionari e le modalità di collaborazione dei civili nella lotta armata. Finito il documentario ci spostiamo all'imbocco di uno dei tunnel. La guida indica un punto sul terreno dove si vedono altro che foglie e terra: nessun buco, nessun segno visibile. In un secondo momento muove alcune foglie col piede e scopre una piccola botola di legno rettangolare, non più lunga di 40 cm e larga 30. La apre e spiega che quella è un'entrata "standard", mantenuta con le misure originali per dare meglio l’idea ai visitatori di ciò che sono state le strategie adottate. Chiede se qualcuno se la sente di entrare chiudendo l’ingresso con il coperchio dopo essere entrato. Dentro non si vede altro che una biforcazione e poi il buio, in entrambe le direzioni: sembra la tana di una talpa. "Il volontario deve essere magro," spiega, "a misura di vietnamita." Poi fa una battuta: io riuscivo a capire perché vicino c’era una coppia di francesi il quale traduceva alla sua ragazza e di conseguenza ascoltavo, Mary era alle prese con le foto. "I soldati americani, rimanevano bloccati quando cercavano di entrare nei tunnel perché erano grassi." Simula una pancia gonfia con le braccia. "Gli piaceva troppo fumare la marjuana, e la marjuana mette fame."
Mentre con la mente cercavo di proiettarmi a quel periodo, uno sparo in lontananza mi distrae, poi un altro e un altro ancora. "Hai sentito?" chiedo a Mary. Lei non l'ha sentito, io mi sto sicuramente sbagliando. Deve essere una mia fantasia legata al luogo in cui mi trovo, certo è che questo mi preoccupa ( oppure è colpa dei troppi film spazzatura che Hollywood ha dedicato al tema e che io mi sono sorbito. Proseguiamo per ammirare le micidiali e atroci trappole che i VietCong nascondevano per impedire ai loro nemici di trovare i tunnel. Vecchie gabbie per tigri, buche con una varietà di spuntoni in bambù o in ferro, insomma lascio a voi immaginare le conseguenze dei soldati vittime di queste trappole. I malcapitati rimanevano così bloccati e feriti, finché i VietCong non andavano a recuperarli per portarli nelle prigioni e trasferirli poi ad Hanoi, nel Nord. Camminiamo nel bosco e li noto un curioso cartello con su scritto “non fumare”, meravigliato penso “cavoli! Sono davvero avanti, vietano di fumare anche nei parchi”. Su un opuscolo c’è scritto che in quel periodo il bosco non c’era perché non vi era rimasto alcun albero. Solo terra bruciata, grazie ai bombardamenti al Napalm ed agli agenti chimici a base di diossina usati dagli Americani. Oggi è un bellissimo bosco pieno di alberi da cui si ricava la gomma. Proseguiamo e ci avviciniamo ad un albero che ha un foro vicino alle radici, ecco! Questo è un’altra trappola anzi più precisamente una postazione per spiare o fare imboscate al nemico. Infatti sotto le radici vi è il tunnel. Poco lontano troviamo un carro armato americano, probabilmente danneggiato da una mina anticarro. Quì sento di nuovo gli spari. Una vera e propria mitragliata ed anche molto vicina. Poi altri spari ancor più vicini, adesso anche Mary li ha sentiti, ho un sospiro di sollievo “Non sono in guerra nel Vietnam J”. Finalmente arriviamo alla sorgente di quel rumore e io resto sbalordito: c'è una cava di terra rossa alla cui estremità sono sistemate diverse armi: gli AK47 vanno per la maggiore, ma c'è anche un M16 montato su un cavalletto, a bordo di una Jeep dell'esercito americano. Adesso capisco perché la guida sul bus diceva che si poteva anche sparare, ma pensavo che forse Mary non avesse capito bene. Quindi per una cifra dai 30.000 ai 60.000 VND è possibile sparare con una di quelle armi. Noto che sono in molti a provare anche uno di noi, un australiano, decide di farlo. Mi avvicino incuriosito alla postazione ma sono subito fermato da un soldato che mi invita a fare il biglietto ed a prendere le cuffie. A me non interessa, odio in genere tutte le armi poi figuriamoci quelle che hanno ucciso tantissime persone. Comunque la situazione è bizzarra: in un luogo in cui un'atroce guerra d'aggressione ha avuto luogo, turisti occidentali, provenienti da quello stesso mondo un tempo sconfitto, impugnano quelle stesse armi per gioco, sotto gli occhi annoiati dei locali che con intelligenza hanno ben saputo rielaborare la sofferenza passata per coglierne il lato positivo riuscendo oggi a ricavare profitti. Nel frattempo l’australiano si mette in posizione con le gambe una davanti all'altra, avvicina un occhio al mirino, si concentra e Ta-ta-ta- fa fuoco, sembra soddisfatto. Il soldato vietnamita, responsabile di quell'arma, lo guarda con un'espressione insignificante ad una distanza di un metro. Si avvicina per ricaricare il fucile, senza dire una parola, poi torna al suo posto e di nuovo Ta-ta-ta . Ho la sensazione che tutto questo non gli piaccia affatto. Quanto a me, perdo volentieri l'occasione di impugnare un'arma per la prima volta, ma come dicevo non è una delle mie aspirazioni J.
Dopo aaver mangiato una bella pannocchia di granoturco arrostita lasciamo il poligono di tiro, arriviamo all’entrata di un tunnel, la guida ci dice che chi vuole e se la sente può provare ad entrare, tutti ci cimentiamo in questa esperienza, io sono tra i primi. Mary in un primo momento è titubante, ma forse spinta dalla sua curiosità o dalla sua audacia incoscienza si infila nel tunnel senza sapere cosa gli avrebbe riservato questa sua curiosità. Una volta dentro al primo tunnel, si scende in un secondo assimilabile al buco di una talpa e da dove è impossibile ritornare indietro. Mi precede una guida che forse per la sua velocità eccessiva improvvisamente scompare dal mio campo visivo. Io comincio a fare respiri profondi, sento che mi manca l’aria, il tunnel mi pareva infinito. Pensavo a come avrebbe fatto Mary e comincio a preoccuparmi sul serio. Procedo con ansia e anche con un po di paura, ad un certo punto arrivo a una biforcazione e sono indeciso se andare a destra o a sinistra, la luce che penetra da una parte mi fa capire che di la c’è l’uscita, cosi finalmente rivedo il cielo . Nel frattempo sento la voce di Mary che urla quasi disperata chiamandomi, mi avvicino di nuovo al tunnel e la guido con la voce . Finalmente esce con un viso quasi cadaverico. Penso che questa esperienza le abbia fatta capire che occorre anche saper rinunciare a certe esperienze che spesso si rivelano traumatiche. Quando siamo di nuovo tutti fuori, stravolti ma contenti di essere ancora vivi, dopo averci contati, la guida sorridente dice: "Se volete continuare a camminare da quella parte potete sbucare fino in Cambogia! E pensate" continua " che una parte dei tunnel si trovava proprio sotto una delle basi americane. Loro cercavano Charlie, e lo l'avevano sotto al sedere!"
Continuava a raccontarci che le scarpe erano costruite con la gomma dei copertoni dei blindati catturati agli Americani e che spesso i Vietcong usavano astuzie, all’apparenza banali, per ingannarli, come per esempio indossare calzature la cui suola è attaccata alla tomaia al contrario, in modo da far pensare di andare nella direzione opposta a quella invece effettiva.
Per concludere, è incredibile, inimmaginabile, pensare a come questo popolo sia riuscito con pochi mezzi ma con l'astuzia a tener testa ed a sconfiggere gli americani. L'ingresso nei tunnel non è consigliato a chi soffre di claustrofobia ed anche chi non ne soffre, come me...... ma è un'esperienza che sono felice di aver fatto.
CIAO VIETNAM.
CURIOSITA'
PASTI - una cena completa con una birra media e una bottiglia piccola di acqua si spendeva circa da 300.00,00 Dong a 450.000,00 = da € 11 a 16 (abbuffata) in due
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Il costo al ristorante |
ALTRE CURIOSITA’ - Una birra media nazionale (Saigon bear) costava da 12.000,00 dong a 25.000,00 - Una bottiglia d’acqua piccola da 7.000,00 a 20.000, Dong Un gelato tipo magnum circa 20.000,00 a 25.000,00 dong. Un piatto di riso ai frutti mare da 35.000,00 a 55.000,00 dong – 6 Involtini di primavera da 35.000,00 a 45.000,00 secondo serano vegetariani alla carne o ai frutti di mare
HOTEL - Prezzi calcolati in base al cambio del giorno. 1 $ US = € 0,73 / 10$US = € 7,30 1€ = 28.903,36 Dong Vietnamite
Ho Chi Minh - Golden View Hotel € 17 con aria condizionata, vicino all’aeroporto, comodo per chi ha un volo per il giorno dopo sufficiente
HANOI Hanoi Apple Hotel 16 € con colazione, aria condizionata buono
Nha Trang Tristar Hotel - 15 € con colazione e aria condizionata , pulito ottimo
Mui Ne Nhat Quang Guest House - Bungalow con terrazzo 21 € senza colazione, semplice, sul mare, molto carino . Altre due notti in più. Il costo causa festivita del Tet. Il prezzo è stato di € 26 al giorno – Ottimo
Mui Ne - Cat Tien Guesthouse - Una notte in altro hotel € 21 senza colazione Hotel nuovo, pulito al 4° piano senza ascensore.
Ho Chi Minh Vien Dong Hotel 28 € In pieno centro davanti al parco, con colazione a buffet. aria condizionata, pulito, due bottiglie d’acqua tutti i giorni, set per preparazione cafè o tè - Super Ottimo paragonabile a un quattro stelle, forse il migliore trovato in Vietnam per qualità / prezzo-
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